Bentornati nella rubrica “Due chiacchiere con”. Io sono la civetta arguta che, un articolo dopo l’altro, vi accompagna nel viaggio alla scoperta dell’universo di Kakuro. Fino ad ora abbiamo conosciuto i padri fondatori di questa piccola casa editrice nata nel 2019, Yuri Cagnardi e Steven Rubin. Abbiamo visto come la passione, i sogni e le speranze aiutino ad alimentare la fiamma della creatività per dar luce a progetti unici.
Di queste cose, sappiatelo, non mi stancherò mai di parlare, perché sono convinta che siano il carburante che muove il mondo, rendendolo un posto davvero bello.

Quando mi hanno detto di dover fare un’intervista a Martina Rosazza sono andata nel panico, ma prima di elucubrare sulle mie ansie da prestazione voglio condividere con voi la sua scheda, che potete trovare nella sezione del sito Autori e collaboratori:

“Illustratrice, scrittrice di fiabe originali, dipinge per Disney e Universal in giro per il mondo. Nata in Africa, laureata in Italia e poi di nuovo a Tokyo, lavora in Europa e poi a Los Angeles. Con il suo stile particolarissimo crea lavori personali e collabora a progetti con le più importanti aziende del settore. Dal suo immaginario nascono le “Fiabe delle tre sorelle”, vincitrice di premi letterari a livello nazionale.

Capirete la mia difficoltà nello scegliere quali domande porre dopo aver letto quante cose ha fatto in… quanti anni?
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In quel momento scopro che siamo praticamente coetanee e che lei ha fatto davvero un mucchio di cose fantastiche, al contrario di me che in tutto questo tempo ho solo scoperto come fare lo SPID. Avendo vissuto anche io l’infanzia e l’adolescenza in città diverse (ok, non posso paragonare Monaco di Baviera a Milano, Tokyo a Trieste e Palermo a Los Angeles), e capendo cosa si prova ad avere una vita itinerante con un sogno in spalla, le chiedo:

Con tutti gli spostamenti che hai fatto nel corso degli anni, lavorando per dei colossi dell’animazione per la quale avrai fatto prima dei colloqui, non hai mai provato ansia e se sì, come l’hai superata o cosa ti ci ha fatto passare oltre?
Direi che l’ansia e’ stata lo stato di default per una buona media di dieci anni. Ti vorrei raccontare di quando, al mio ultimo anno di università di design a Tokyo, sono andata a fare un colloquio alla Sony. Devi sapere che i colloqui di lavoro in Giappone sono gestiti diversamente che in Italia. Sono entrata nella stanza ed era enorme e completamente vuota con l’eccezione di una sedia al centro, per me, e una fila di tavoli allineati di fronte con 8 persone che mi avrebbero fatto domande simultaneamente, in giapponese chiaramente. Spoiler alert, non ho ottenuto quel lavoro. Se questo non bastasse, quando ho fatto il colloquio per lo stage con Disney Japan lo hanno fatto a me e altri 7 ragazzi contemporaneamente. Eravamo seduti uno in fila all’altro, e gli intervistatori facevano una domanda e a turno tutti e 8 dovevamo rispondere a quella stessa domanda. Puoi capire la facilità di suonare originale per l’ottavo della fila! Avevano messo me per prima dicendo che volevano capire il mio vero livello di giapponese (ero l’unica non giapponese al colloquio) senza lasciarmi la chance di sentire le risposte degli altri e “prendere spunto” da loro per compensare alla mia potenziale mancanza di abilità linguistiche. All’inizio ero terrorizzata ma poi ho pensato che forse l’ha avuta peggio l’ottavo studente che chiaramente non ha potuto mai dire niente di originale.
A dire la verità, con il tempo, sono storie che mi piace ricordare, su cui rido a pensarci. Rendono la vita un’avventura. Nei recenti anni ho lavorato a migliorare la mia capacità di gestire le situazioni dopo aver capito che le difficoltà e le sfide potrebbero non andarsene mai, quindi se voglio vivere una vita serena sta a me imparare a gestire meglio le mie emozioni. Dunque per rispondere alla tua domanda, di ansia ce n’e’ stata tanta, ma le cose vanno sempre meglio.

Tra i tuoi progetti personali troviamo la passione per le fiabe. Tra questi spicca “Fiabe delle tre sorelle” che ha vinto diversi premi nel settore. So che con Kakuro stai lavorando su un libro per bambini intitolato “La tigre senza nome”. Ti va di parlarcene un po’?
Il libro parla di un pulcino che si è letteralmente perso, e una tigre che si è persa in un altro senso. L’idea mi è scaturita nell’osservare il mondo che mi circonda. L’ambito in cui lavoro è molto competitivo e ci sono molte persone con gli occhi fissi sulla meta, che sacrificano molto per arrivarci per poi scoprire che forse non è tutto oro quello che luccica. Forse l’oro era in una delle tante cose che hanno sacrificato. Non vorrei anticipare troppo, ma questo libro vuole essere una metafora sul senso e il significato della vita che possono essere racchiusi anche nell’altruismo e gentilezza verso il prossimo. Per quanto riguarda me, una delle importanti ragioni per cui sono riuscita a vedere il mio sogno diventare realtà è il supporto che ho ricevuto dalla mia famiglia e dalle persone a me vicine. Il supporto che ricevo non tanto quando ottengo il bel lavoro e il bel progetto, ma quando non lo ottengo.

Per quanto riguarda l’arte il mio obiettivo era riuscire a relizzare un progetto semplice, che un bambino potesse apprezzare, ma che avesse comunque valore a livello artistico. Devo ammettere di averci messo molto a trovare lo stile di questo libro (forme geometriche molto semplici e colori piatti, ma un design delle forme complesso che unisca sia gli elementi di background che i personaggi). Sono molto grata al nostro art director Yuri Cagnardi per la guida e l’aiuto nel migliorare lo stile.
Con la fantasia e la creatività possono nascere davvero un’infinità di cose.

Qual è l’aspetto positivo di essere un creativo e quale invece quello negativo?
Un aspetto positivo è la felicità di amare quello che si fa. Anche quando non avevo un lavoro nel settore dell’animazione, e non sapevo nemmeno se sarei riuscita a vivere di arte, ero comunque contenta perché potevo pitturare e fare progetti artistici, che è ciò che mi rende felice. Un aspetto negativo potrebbe essere il fatto che ci sono pochi lavori nel settore artistico, se li compariamo ad altri settori, e sono anche molto competitivi. Questo rende, o quantomeno ha reso per me, la strada un po’ più lunga e difficile di quanto mi aspettassi. Ricordo a 27 anni, ancora stagista, guardavo con invidia i miei coetanei che lavoravano in altri settori e a quel punto avevano gia’ stabilità e mezzi che io potevo solo sognare.
Se tornassi indietro, prima di essere l’artista che sei diventata, quali consigli avresti voluto ricevere?
Bella domanda. Credo che il consiglio che darei, o che avrei voluto avere, è quello di godermi il viaggio. Con l’arte non si può peggiorare, si può solo migliorare. Più pratichi, più impari, più migliori. È una ricetta lunga, ma semplice. Penso che questo dovrebbe dare serenità a tutti gli artisti. Basta continuare ad andare avanti, e si migliorerà arrivando dove si vuole arrivare. Dunque a quel punto, tanto vale godersi il viaggio. Per arrivare al mio sogno ho visto tanti paesi diversi e devo dirti la verità che non ho necessariamente scelto nessuno di questi. L’idea era di andare dove “dovevo” andare per raggiungere il mio obiettivo. Nel fare questo ho vissuto avventure, visto posti meravigliosi, conosciuto culture e persone interessanti. Ora vedo il valore di aver vissuto in quei posti non solo perché mi hanno portata dove sono, ma per la ricchezza e il senso di avventura che hanno aggiunto alla mia vita.

Grazie Martina.
Alla fine il senso di viaggio e avventura lo possiamo trovare in luoghi lontani, ma anche molto vicini a noi. c’è un posto dove chiunque di noi può andare, dove si possono ammirare cose fuori dal normale, dove incontrare personaggi unici e quel luogo è la fantasia. Sarà forse una frase scontata, ma vi assicuro che dentro ad un libro, un fumetto o ad una storia, possiamo essere ovunque e chiunque e a volte perchè no, anche felici e un po’ meno persi.
Vi ringrazio per la lettura e vi invito a seguirci sui social dove vi aggiorniamo costantemente sullo stato dei lavori e sugli eventi, in questo caso legati in particolar modo all’ultimo lavoro di Martina, La tigre senza nome. Troverete maggiori informazioni nella pagina dedicata del sito e dato che so che non avete voglia di cercare dove, vi lascio qui il link qui. Eh! che civetta gentile che sono?

Vi saluto e vi aspetto al prossimo articolo, perché il viaggio nelle profondità di Kakuro non è mica finito qui.

Marylou