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Quando noi di Kakuro abbiamo deciso di inserire la sezione NEWS sul sito, pensavamo di aggiornare chi ci segue su eventi, fiere ed incontri. Poi è scoppiata una pandemia e le uniche occasioni che avevamo per incontrare persone era ordinare pizze d’asporto. Oltre che a mettere su chili per l’eccesso di grassi e carboidrati, abbiamo avuto modo di dedicare del tempo ad un progetto alla quale pensavamo da un po’, ossia, creare dei contenuti per parlare delle nostre idee e di chi animosamente ci sta dietro.
Prima di iniziare forse è meglio che mi presenti. Mi chiamo Marylou Pillitteri, e sarò il vostro Virgilio personale che vi accompagnerà alla scoperta del dietro le quinte di Kakuro. Nell’articolo precedente ho raccontato la mia introduzione al mondo della scrittura e di tante altre cose, che se avete voglia di leggere lo trovate cliccando qui. Non voglio dilungarmi troppo in introduzioni e vi dico subito che oggi parleremo di uno dei padri fondatori di Kakuro, Yuri Cagnardi. Partiamo dunque con le domande!
Iniziamo con una domanda facile. Chi è Yuri?
Ecco, sapevo che l’avresti toccata piano. Penso sia una domanda complessa visto che il libretto delle istruzioni si è perso tempo fa e ancora vago nel dubbio. Amo creare, non importa se sto lavorando a un fumetto, illustrazione, diorama di carta o mettendo a posto l’orto con mio padre, mi piace quando gli elementi si incastrano a dovere e tutto inizia a funzionare. Da quanto dice mia mamma, fin da bambino ho sempre disegnato, già da quando mi portava in grembo. Lei diceva che passava il dito sulla pancia creando semplici forme e seguendo quei tracciati ho imparato le basi del disegno. Questa potrebbe essere una bella introduzione, ma diciamo che la realtà è un po’ meno poetica. Disegno fin da bambino e sono cresciuto tra libri illustrati, cinema e film d’animazione, serie tv giapponesi, fumetti e primi rudimentali videogiochi. Nel tempo ho miscelato il tutto cercando di trovare un senso a quello che è il mio mondo interiore, oppure per scusare quello esteriore.
Negli anni ho affrontato vari lavori e ognuno mi ha inseganto qualcosa di diverso che poi ho riversato, goccia dopo goccia, nel mio modo di raccontare storie. Sentivo un’esigenza particolare e ho scelto una via più autoriale e personale, meno semplice e sicuramente più complessa in termini di lavorazione e finalizzazione di un progetto, anche se alla fine mi riesce a regalare lo stesso molte soddisfazioni. Sento di aver bisogno di raccontare qualcosa e i progetti sono un terreno fertile per coltivare la propria emotività. Nel mentre ho la fortuna di poter insegnare ad altre persone le tecniche di disegno o colorazione, di imparare da loro, dal loro vissuto, uno scambio importante che mi permette di maturare e migliorarmi.
Kakuro è il luogo che devo esplorare insieme ai lettori, quindi, dato che siamo qui, ti chiedo come è nata l’idea di creare una propria casa editrice?
Ho lavorato per alcune case di produzione e le ho sempre trovate limitanti, troppa costrizione ed obblighi da rispettare, paletti rigidi che snaturano le idee, soprattutto le più interessanti e coraggiose. Da qui l’esigenza di muoversi più liberi, con rischi economici maggiori, è vero, ma con meno vincoli sulla struttura dei progetti. Per questo io e Steven Rubin abbiamo fondato Kakuro.
So che la prima pubblicazione edita da Kakuro è stata una tua creatura, 12. Ti va di parlarcene un po’ o devo chiedere il permesso alla CIA?
Quando si chiede a un autore (parola che reputo ancora troppo grande per me) cosa pensa di un suo progetto personale, ci sentiamo rispondere sempre che è stato come vivere un parto e non posso far altro che confermare la sensazione (ovviamente non fisica). 12 è una storia vecchia, concepita una sera da uno scarabocchio su un foglio di carta. L’idea era quella di creare una storia molto semplice che parlasse di vendetta, sulla falsariga dei film di Tarantino. L’ho tenuta con me per molto tempo e negli anni l’ho ripresa più volte; cambiava con me, con il mio umore, senza però trovare mai una sua vera identità. Alla fine mi sono deciso a chiuderla, o per lo meno a provare a completare il primo dei due numeri da cui doveva esser composta. Così nel 2018 lo abbiamo fatto uscire un crowdfunding e siamo riusciti a stampare il primo numero.
Come mai hai deciso di rimaneggiare il tuo “Frankenstein”, se così si può definire?
Perché era un prodotto sbagliato. Sono contento di averlo chiuso, nonostante il periodo complicato che stavo vivendo all’epoca, ma non era quello che avevo realmente in testa. Così ho deciso di riprendere tutto in mano e osservarlo con onestà, mettendoci dentro tutto quello che avevo accumulato negli anni. Sono riuscito ad evolvermi e ho notato che quell’idea era rimasta figlia del suo tempo, di un ragazzo meno consapevole. Ho sentito il bisogno di raccontare qualcosa che mi stesse più a cuore, esponendomi di più e questo comportava un cambiamento anche per 12.
Oltre a 12 hai altre storie che in futuro pensi di scrivere e disegnare?
In cantiere c’è Tetramachia, disegnata a quattro mani con Gilbey, io mi sono occupato della sceneggiatura e dello storyboard mentre a brevissimo imposteremo la colorazione finale. A gennaio dovremmo riuscire a riprendere in mano Nucleo, fumetto scritto dal bravissimo Alex Crippa su un soggetto abbozzato nella mia testa da tempo e che una volta passato nelle sue mani si è evoluto incredibilmente, e disegnato dal bravissimo Alessandro Costa e che mi vedrà coinvolto sempre in veste di colorista.
Ci sono anche altri progetti che viaggiano parallelamente a questi, ma non voglio spoilerare troppo.
Sui social abbiamo chiesto di scrivere una domanda apposta per te, la più gettonata riguarda l’uscita del prossimo numero di 12. Sai dirci qualcosa di più?
Ora sto ultimando gli storyboard, li ho rimaneggiati più volte, ha preso una piega più autoriale rispetto al precedente lavoro, ho lasciato molto più spazio alle mie emozioni e pensieri trasformando il tutto in un un progetto più delicato e importante per me. Si tratta di un cambio di rotta e sto ridisegnando anche il primo numero che avevamo fatto uscire. Se non ci sono imprevisti con il prossimo anno dovrei riuscire a chiudere i disegni, ma ho imparato a non fare i conti senza l’oste e quindi aspetto di vedere cosa accadrà nei prossimi mesi. Ho in mente anche delle sorprese da avviare con il crowdfunding e un regalo in serbo per chi ci ha sostenuto con il primo.
Adesso sappiamo un po’ di più riguardo a Yuri, ma di Kakuro non possiamo dire lo stesso. Dobbiamo andare ancora più a fondo, miei amici, perché dietro quel logo con tre allegre faccine si nasconde un mondo fantastico che a poco a poco scopriremo insieme. Se vi va, accompagnatemi in questo viaggio dove, un articolo dopo l’altro, conosceremo persone, idee, lavori e passioni. Intanto vi ringrazio per la lettura e vi invito a seguirci sui social dove vi aggiorniamo costantemente sullo stato dei lavori e sugli eventi.
Vi saluto e vi aspetto alla prossima.
Ciao!
Marylou